Tony Gentile ottobre, 2014

Selfiemania.

«C’erano tantissimi giovani, facevano chiasso, chiasso. Erano contenti di vedermi, ma pochi davano la mano, la maggior parte stava col telefonino su: “Foto, foto, selfie, selfie!”. La loro realtà è quella, quello è il mondo reale, non il contatto umano. E questo è grave. Sono giovani virtualizzati. Il mondo delle comunicazioni virtuali è buono ma quando diventa alienante ti fa dimenticare di dare la mano, ti fa salutare col telefonino». Papa Francesco, 2018.

Non sono mai stato contrario alla tecnologia e ai progressi della scienza ma c’è sempre un limite a tutto. Trovarsi in prima fila ad un metro di distanza dal Papa Francesco credo sia un desiderio di milioni di cattolici ma anche di tantissima gente comune che apprezza la semplicità, la spontaneità e la forza di quest’uomo. Chissà quante cose vorrebbero chiedergli; una parola di conforto per il marito/moglie disoccupato, per il padre ammalato, per il figlio disabile o solo un grazie per avere messo mano al rinnovamento della chiesa e delle sue più complicate strutture. Bene eppure può succedere che ti trovi a distanza tale he potresti anche provare a dargli la mano o ad accarezzarlo e che fai? Gli dai le spalle solo per poterti fare un selfie. No non è possibile. E’ ancora difficile tollerare quelli che di fronte al Santo Padre, massima figura della Cristianità e rappresentante di Cristo sulla terra, provano a fargli una foto anzichè guardarlo negli occhi, ma tollerare che venga utilizzato per il proprio esibizionismo da socialnetwork credo che sia una grande offesa frutto della perdita del senso della misura al quale, purtroppo, ci stiamo abituando sempre di più. Per questo proporrei alle guardie svizzere di sequestrare tutti gli smartphone dei pellegrini che vengono in Vaticano per sentire o vedere Papa Francesco.

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