Chi non ha mai immaginato, ad esempio visitando il Colosseo, di tornare indietro nel passato, di partecipare ad uno spettacolo di gladiatori. Chi calpestando le rovine dell’antica Roma non ha mai pensato che su quelle pietre hanno posato i loro piedi personaggi come Giulio Cesare o Nerone. La stessa sensazione può ripetersi per tantissimi altri luoghi o eventi legati alla storia del mondo e del nostro passato e a me succede spesso In più da fotografo, giornalista e documentarista ho sempre avuto il desiderio di coprire determinate storie per poter dire “io c’ero, io ho visto in prima persona, ho ascoltato e posso essere testimone vero di quel fatto”. Allo stesso modo, a volte, ho immaginato di potermi trovare in luoghi dove sarebbe stato impossibile essere pensando a quale reazione avrei potuto avere. Uno di questi luoghi mitici per me è rappresentato dalle spiaggie della Normandia su cui all’alba del 6 giugno 1944 ebbe inizio la più grande offensiva militare della storia per iniziare la liberazione dell’Europa dalla Germania nazista. Quel giorno è rimasto particolarmente memorabile anche grazie ad una fotografia del mito dei miti, Robert Capa.
A volte però puoi giocare a fare un salto nel passato e per questo ti vengono in aiuto le rievocazioni storiche, ricostruzioni di battaglie o importanti fatti storici messi in atto da gruppi di amanti del passato, specializzati nell’inscenare con dovizia di particolari e molta passione le vicende più importanti della nostra storia con l’intento di mantenerne viva la memoria. Robert Capa però prima di arrivare in Normandia era già sbarcato con gli alleati in Sicilia e poi ad Anzio e proprio nella cittadina Laziale da anni ricordano quel 22 Gennaio del 1944 in cui gli alleati Anglo-Americani arrivarono sulle loro spiaggie per aprire quella strada che, con non poche difficoltà, li avrebbe portati a liberare Roma. Proprio sulla spiaggia tra Anzio e Nettuno, durante una delle ricostruzioni storiche che da anni si ripetono, ho provato a rivivere anche io il ruolo del fotografo più noto, e forse anche discusso, del mondo. Chiaramente era solo un gioco o un modo per rendere omaggio ad un uomo che ha messo avanti a tutto, anche alla sua vita, il dovere di raccontare, di far vedere ciò che il mondo deve vedere e spesso si rifiuta di vedere. Queste poche foto sono il mio personale ringraziamento e omaggio a Endre Ernő Friedmann, al secolo Robert Capa, che per l’amore per la fotografia morì il 25 maggio del 1954 durante la prima guerra d’Indocina esplodendo su una mina.
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