Tony Gentile
novembre, 2019
No selfie, autoritratto please
Inviteresti mai degli amici a cena senza avere mai provato a cucinare il piatto da servire? Proporresti a qualcuno qualcosa senza averla mai provata sulla tua pelle? Non conviene, troppi rischi. Devi provare prima di tutto su te stesso le cose cui vorresti sottoporre gli altri. Credo che la stessa regola debba essere applicata in fotografia e in particolare quando si fotografano le persone. Una sessione di ritratto è una cosa abbastanza complicata sia per il fotografo che per il soggetto. E se anche il fotografo è particolarmente bravo a realizzare ritratti e a relazionarsi con il soggetto non è detto che quest’ultimo sia altrettanto capace. A volte è timido, riservato, non si piace, non si trova affatto a proprio agio davanti alla macchina fotografica o sotto una potente raffica di flash. E questo spesso noi fotografi non lo consideriamo, diamo tutto per scontato. Bene, è a questo punto che subentra quella specie di esercizio o di analisi che ci porta a provare sulla nostra pelle quello cui vorremmo sottoporre gli altri. Quindi trovarsi di fronte ad un obiettivo, davanti al quale non sai come metterti, non sai dove guardare, non sai come provare ad essere te stesso che è la cosa più importante e difficile per un ritrattista, cercare di carpire l’anima del soggetto. Anche se in quel momento, in quei pochi minuti in cui il soggetto posa davanti ad un fotografo difficilmente sarà se stesso, perché troppo condizionato da tanti fattori esterni. Ecco, è proprio per questo che, secondo me, un buon esercizio può essere quello dell’autoritratto. Attenzione, ho detto autoritratto non selfie. Capisco che molti giovani potrebbero non comprendere questa parola o pensare che siano la stessa cosa. Niente affatto si tratta di due operazioni completamente diverse. Con l’autoritratto ci si pone davanti all’obiettivo con uno spirito differente, puoi usare un treppiedi, un flash, una luce naturale e altre infinite variabili che ne fanno un’operazione più riflessiva e ragionata di un semplice e veloce selfie. Per questo motivo ho provato ad autoritrarmi, per cercare di comprendere quanto più possibile il disagio di chi si vede puntare addosso una macchina fotografica e un flash.
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