Che il mondiale di calcio fosse l’evento più seguito al mondo l’ho già detto, e che il Brasile è uno dei paesi dove il calcio suscita un’attrazione particolare ed un seguito strepitoso di tifosi lo sapete sicuramente. 2014, coppa del mondo di calcio in Brasile, io c’ero. Al momento in cui mi viene comunicato l’assignment penso al Brasile come la squadra che ha vinto il maggior numero di coppe del mondo, la patria di calciatori come Pelè, Garrincha, Rivelino, Falcao, Ronaldinho. Cosa sarà il Brasile durante quel mese? Immagino una festa incredibile, un delirio. Come al solito grande organizzazione di persone e mezzi e a me tocca essere a Rio de Janeiro addirittura 6 giorni prima del calcio d’inizio che è previsto per il 12 giugno a San Paolo, incontro Brasile vs Croazia. Infatti arrivo a Rio il 6 giugno e mi sistemo, insieme ad un gruppo di colleghi/amici, in una splendida villa immersa nel verde nel cuore del vivacissimo quartiere di Santa Teresa, famoso anche per uno speciale tram giallo che lo attraversava. La mia camera è quasi scavata nella pietra, con un terrazino mozzafiato che si affaccia su una macchia di verde tropicale fantastica, i miei vicini di casa sono una famigliola di scimmiette che, saltando da un albero all’altro, ogni tanto fanno sosta sulla mia terrazza, simpatiche ma forse meglio tenere le porte chiuse.
A dire il vero i primi giorni a Rio sembrano proprio una vacanza, sveglia con comodo, grande colazione a base di frutta esotica e specialità brasiliane e poi in giro per la città a fare foto, senza nessun impegno particolare soltanto un pò di features (come si chiamano in gergo) per raccontare l’atmosfera che si vive nella città più bella del Brasile durante uno degli avvenimenti più attesi degli ultimi anni. Nei miei giri non possono mancare una gita a Corcovado con il suo Imponente Cristo Redentore, il Pan di Zucchero, Copacabana e Ipanema dove ci scappa anche un bagno nelle freddi acque dell’oceano Atlantico.
In realtà il paese è pieno di contraddizioni e non sono certo io a scoprirle ma la bellezza del paesaggio è sconvolgente e la gente è così accogliente che sembra notarsi solo l'atmosfera di grande festa, ma con uno sguardo più attento la tensione civile si percepisce. Nelle settimane precedenti la Coppa del Mondo diverse proteste hanno avuto luogo in tutto il paese per manifestare in risposta alla grande quantità di denaro pubblico speso ed esprimere il malcontento per la gestione finanziaria del governo. E’ questo uno dei motivi per cui tutti noi fotografi abbiamo dovuto portare in Brasile l’attrezzatura antisommossa, non si sa mai si debba spostare il nostro lavoro da una partita di calcio ad una manifestazione violenta.
Finalmente arriva il momento di cominciare a lavorare ma a differenza del mondiale del 2006 io non seguo l’Italia (forse per questo che non siamo andati in finale?) ma faccio parte di un team che viaggerà per il paese a coprire alcune partite. In termini pratici si può tradurre in questo modo: in 18 giorni ho volato sui cieli del Brasile per 13 ore percorrendo un totale di 9600 km. Primo volo da Rio a Salvador, 1600 km in 2 ore di volo, dove all’Arena Fonte Nuova si giocherà Olanda vs Spagna. Noi siamo arrivati il giorno prima della partita e ci sistemiamo in uno squallido hotel alla periferia di Salvador, la villa con piscina di Rio è un lontanissimo ricordo. Nei mesi di preparazione al mondiale i responsabili della sicurezza di Reuters ci avevano istruito, ai limiti dell’ossessione, sui rischi che avremmo corso in Brasile per via della criminalità spicciola e soprattutto per alcune bande specializzate nel furto di attrezzatura fotografica che operavano anche in posti apparentemente sicuri come le sale stampa degli stadi e addirittura dentro i campi da gioco. In effetti alla fine dei torneo diversi colleghi di varie agenzie sono stati vittime di questi criminali. Pertanto io e i miei colleghi avevamo sempre il massimo dell’attenzione nel controllare e salvaguardare la nostra attrezzatura. L’arrivo nella mia stanza d’albergo a Salvador però mi presenta immediatamente una incredibile sorpresa, mentre sto sistemando tutto il materiale e mi preparo a mettere in carica le batterie delle macchine fotografiche mi vedo spuntare due piedi dalla finestra, “eccoli, entrano anche da fuori” è stato il mio primo pensiero. In realtà era un innocuo operaio addetto alla pulizia dei vetri dell’hotel, speriamo bene.
Ma torniamo al calcio giocato. Olanda vs Spagna, è la rivincita della finale del mondiale del 2010. Solo 4 anni fa la Spagna aveva conquistato la Coppa del Mondo proprio contro la squadra dei Paesi Bassi ma questa volta le cose andranno diversamente e con un secco 5-1 l’Olanda, trascinata da uno strepitoso Robben, vince un’incredibile partita d’esordio umiliando i campioni del Mondo.
Buona la prima, domani si ritorna a Rio, altri 1600 km altro volo e con me la mia fida e pesante valigia piena di attezzatura, il mio tesoro da custodire da ogni male intenzionato. Questa volta ci aspetta il Maracanã, solo a pensarci mi viene la pelle d’oca. Uno dei templi del calcio mondiale, uno stadio che in passato poteva ospitare, e ospitava, 170.000 persone, pazzesco. Tornando a Rio si rientra anche nella splendida villa di Santa Teresa, ma adesso non siamo più in vacanza, ora i tempi sono scanditi da ritmi più serrati tra aeroporti, alberghi, allenamenti e partite. La maggior parte del tempo si passa nelle sale stampa degli stadi dato che il giorno della partita si arriva molto presto e si va via molto tardi, bisogna settare tutto, provare i cavi delle connessioni di rete in campo, settare le macchine remotate dietro le porte, io ne avevo tre ogni partita, ma questo è il lavoro e va fatto nel migliore dei modi.
Al Maracanã si gioca Argentina vs Bosnia ed Erzegovina, altra partita importante visto che l’Argentina di Messi e compagni è tra le accreditate alla vittoria finale e sicuramente se la giocherà con tutti i mezzi fino alla fine.
L’impatto con lo stadio pieno è da brivido, eppure non è la prima volta che mi trovo in una situazione simile ma l’atmosfera è unica. I tifosi argentini colorano lo stadio di bianco celeste e l’urlo dell’inno mette fa venire i brividi. Messi è luomo partita, guardato a vista e marcato da 3 avversari ma nonostante tutto riesce a fare goal regalando all’Argentina la vittoria, seppure di misura.
Risultato finale 2-1, tutti a riposare e a prepararci per la prossima trasferta, domani si prende un aereo e si va a San Paolo.
San Paolo con i suoi 12 milioni di abitanti è tra le metropoli più popolose del mondo ed è piena di italiani e proprio gli italiani hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo di questa città. Io c’ero già stato durante un viaggio apostolico di Papa Benedetto nel 2007 ma in quei viaggi non c’è mai tempo oltre il lavoro. Essendo piena di italiani io non posso non avere un amico anche a San Paolo e infatti incontro Giovanni che da più di 20 anni vive in Brasile e, approfittando di una mia giornata libera, mi invita a casa sua per un incredibile churrasco. Prima giro turistico veloce della città, visita ad un mercato per acquistare le ultime cose mancanti e poi di corsa a casa per mettere la carne sul fuoco e vedere la partita in TV, Brasile vs Messico. A casa sua tifano tutti Brasile, anche il cane che si presenta con una bellissima maglia giallo oro con il numero 10 di Neymar.
La partita è bruttissima, un noiosissimo 0-0 ma il churrasco è strepitoso e il vaso di caipirinha anche di più. La giornata di festa in compagnia del mio caro amico Giovanni e della sua famiglia mi fa dimenticare per un attimo cdi essere in Brasile per lavoro. Per l’appunto, domani si gioca Uruguay vs Inghilterra altro match importante che mette contro la migliore tradizione del calcio Europeo con quello Sudamericano.
Nonostante Rooney segni un goal e prenda un’incredibile traversa l’Uruguay vince la partita con una doppietta di Suarez che mette in serie difficoltà gli inglesi che, avendo perso anche l’incontro di esordio contro l’Italia, si trovano a zero punti dopo 2 partite, veramente male, ma come si dice in questi casi “the best is yet to come”.
Partita fatta capo ha. Si torna a Santa Teresa, a Rio, e ci prepariamo per Russia vs Belgio
Russia vs Belgio, una delle peggiori partite del mondiale oltre tutto si gioca di giorno e la luce è bruttissima, veramente una partita da dimenticare, almeno per me. Finisce 1 a 0 per il Belgio ma con poche emozioni.
Per fortuna tutto sarà dimenticato in fretta perchè domani si parte per la trasferta forse più interessante della mia avventura brasiliana. Si vola alla volta di Natal, nel nord del Brasile, 2600 km, 3 ore di volo. La partita è di tutto rispetto Italia vs Uruguay, finalmente sul mio percorso incontro gli azzurri.
Dal punto di vista giornalistico il calcio è fatto principalmente sempre dalle stesse notizie, ovvero due squadre si incontrano, una vince e l’altra perde oppure pareggiano. A volte però un incontro di calcio può nascondere anche delle notizie inaspettate, notizie di cronaca, non usuali per il campo. Può succedere, ad esempio, che un calciatore dia un morso ad un avversario trasformando la notizia del giorno non più, o non solo, in chi ha vinto e chi ha perso ma nell’episodio più strano e allo stesso tempo triste dell’evento sportivo dell’anno. Insomma, una notizia bomba. Ma torniamo un attimo indietro. Giocando l’Italia quel giorno finalmente incontro dei fotografi italiani che erano al seguito della nazionale, sono tutti miei amici e ho voglia di passare più tempo possibile con loro a divertirci come facciamo abitualmente. Ogniuno di noi ha una postazione assegnata in campo, una sedia con un numero e un cavo LAN ma il mio numero è lontano da quello dei miei amici allora chiedo al mio team leader se posso scambiarmi di posto con un mio collega per stare vicino ai miei amici italiani, lui chiaramente mi dice di no, i team leader sono molto rigidi a volte con le regole ed è successo anche a me quando, in altre occasioni, il team leader ero io. Quindi saluto gli amici, gli auguro buon lavoro e diligentemente mi avvio verso la mia postazione. Tutto procede regolarmente, partita difficile, molto maschia come si dice di solito, tanti falli poco gioco. L’Italia dopo la sconfitta con la Costa Rica deve vincere per forza ma non è l’Italia del 2006, diciamo che sono molto lontani. Balotelli, ossevato speciale e vittima preferita dei falli degli uruguaiani, non riesce a fare goal.
Ad un tratto mentre seguo con il mio teleobiettivo la discesa di Cavani, sulla fascia opposta alla mia postazione, vedo davanti a me la sagoma sfocata di due calciatori scontrarsi e cadere dentro l’aria di rigore dell’Italia. Immediatamente cambio inquadratura e punto su di loro, sono Suarez e Chiellini. Suarez si tocca la bocca come se avesse ricevuto un colpo sui denti, Chiellini si tocca la spalla e reagisce in maniera decisa con l’arbitro. Prima punto l’uno poi l’altro e cerco di capire cosa è successo. Ad un tratto Chiellini rapidamente si alza e reagisce in maniera più decisa con il guardalinee che sta dritto nella mia direzione, abbassa la maglia e scopre la spalla mostrando qualcosa. Ma cosa? Che vuole dire? Di che si lamenta? E’ tutto molto veloce, la scena dura veramente un attimo, il tempo di un paio di foto e poi si gira in direzione dell’arbitro e continua a lamentarsi. Fine della storia, si ricomincia a giocare.
La partita finisce male per l’Italia, l’Uruguay con un goal di Godìn vince 1-0 e gli azzurri sono fuori dal mondiale. Tutto molto triste ma il gioco espresso dagli azzurri durante questo mondiale non faceva sperare in qualcosa di meglio.
Torno mestamente verso la sala stampa e noto un particolare fermento sulle scrivanie dove sono posizionati i fotografi italiani. “Ma che è successo?” mi chiedo mentre mi avvicino. Lentamente scopro la notizia del giorno che superava di gran lunga il risultato del campo. Suarez aveva dato un morso sulla spalla a Chiellini e su quel gesto si era messa in moto tutta la macchina della prova TV per vedere bene se ci fossero gli estremi per una squalifica all’attaccante uruguaiano. Allora mi metto subito al computer per vedere cosa avessi io tra le mie foto di quella situazione, guardo le foto trasmesse dai miei editor e mi accordo che tantissimi siti di giornali hanno pubblicato una mia foto e quasi tutti solo la mia foto. Forse sono l’unico che dal mio punto di vista ha scattato quella fotografia e dal close up si vedono perfettamente i segni dei dentoni di Suarez sulla spalle del povero Chiellini. Qualcosa del genere me la ricordo quando da piccoli si giocava per strada ma ai morsi non ce li eravamo mai dati, preferivamo azzannare a fine partita un bel panino cà meusa.
Chiaramente una parte del merito per quello scoop spettava anche all’editor che durante la partita, guardando la tv, aveva capito esattamente cosa fosse successo e come Thomas, il protagonista di Blow Up di Antonioni, aveva fatto un crop, un ingrandimento, che mostrasse nel miglior modo possibile i segni dei denti di Suarez sulla spalla del giocatore italiano, grande lavoro di squadra. Un ringraziamento va anche al team leader che mi ha consigliato di restare nella mia posizione, altrimenti certamente non avrei fatto questa fotografia. Per fortuna i colleghi della concorrenza che stavano seduti accanto a me non hanno puntato su Chiellini ma sul “cavallo” più forte ovvero su Suarez e si sono persi il gesto di reazione del giocatore italiano. L’indomani avevo riempito le prime pagine di moltissimi giornali in giro per il mondo e non era finita perchè la polemica sui media continuò a lungo per via del fatto che la Federazione Uruguaiana Calcio accusò Reuters di avere modificato la foto con photoshop e chiaramente fu smentita da prestigiose testate internazionali che chiusero definitivamente la storia come un pietoso tentativo da parte della Federazione di proteggere Suarez che alla fine ha pagato carissimo quel morso: 9 giornate di squalifica da tutte le competizioni internazionali sia in nazionale che nel Barcellona e 4 mesi di stop. Forse anche grazie alla mia foto, chissà.
Ma il mio mondiale non è finito, ho ancora due partite da fare. La prima è dopo 2 giorni e un altro volo mi aspetta, questa volta è breve, 1 ora, si va a Recife e qui mi fermerò qualche giorno perchè coprirò due incontri. La prima partita è USA vs Germania, si gioca il 26 giugno ma sembra inverno pieno Piove dalla notte precedente ininterrottamente, andiamo allo stadio con un bus e tutte le strade per arrivare allo stadio sono allagate.
Piove a dirotto per tutta la partita ma i tifosi sono tanti e si divertono ugualmente, io un pò meno. Le due squadre si confrontano sotto un temporale fittissimo. Hanno entrambe 4 punti in classifica quindi la vittoria è obbligatoria per passare direttamente il turno. Allo scadere dei 90 minuti è la Gemania che vincerà con un goal di Müller.
Alla fine partita non c’era una parte del mio corpo che non fosse bagnata, nonostante fossi attrezzato per la pioggia avevo le mani aggrinzite come quelle dei bambini che stanno in mare a giocare per ore ed ore e la mamma li sgrida urlando di uscire dall’acqua e tornare in spiaggia.
Anche questa è fatta, adesso mi attendono un paio di giorni di riposo e poi la mia ultima partita, il quarto di finale tra Costa Rica e Grecia, due outsider che si sono trovate meritatamente a superare la prima fase. Approfittiamo quindi per fare un giro turistico in zona e come al solito scattare qualche foto. La spiaggia di Recife mi fa pensare che tra qualche giorno sarò anche io sdraiato su un lettino nella spiaggia di San Vito Lo Capo ma in quel mare ci sono altri pesci, per fortuna.
Eccoci di nuovo in campo a Recife, questo è l’ultimo match, non sono due grandissime squadre ma la posta in palio è alta e le aspettative sono tante. Superare il turno soprattutto per il Costa Rica sarebbe un risultato storico. I tempi regolari terminano sull’1-1 e neanche ai supplementari si sblocca il punteggio, quindi si va ai rigori, si tirano dal mio lato e io punto sul giocatore che calcia e sulla sua eventuale esultanza.
Tutto finito, la Costa Rica passa il turno e io domani volo a San Paolo, 2700 km per 3h e 30min di volo, da dove poi ripartirò immediatamente per Roma. In realtà il mio mondiale finisce il giorno della finale tra Argentina e Germania, domenica 13 luglio prima dell’attesissima partita una suora porta in piazza San Pietro, durante l’Angelus di Papa Francesco, una maglia di Messi. Anche in Vaticano lo scontro era molto sentito sicuramente, non so quanto avrei pagato per assistere a quella finale in compagnia di un Papa argentino e di un Papa Emerito tedesco.
Ho viaggiato tanto, ho visto, seppur velocemente, diverse città del Brasile, mi sono stancato, ma mi sono anche divertito. E’ pur sempre il più bel lavoro al mondo, o no?
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